L'insegnamento

Ancora oggi, dopo tanti anni, quando mi capita di passare davanti al palazzo delle scuole elementari di Budrio, mi torna viva alla mente l’emozione che provai nella lontanissima infanzia, il primo giorno di scuola, trovandomi di fronte a questo straordinario edificio. Non potevo immaginare che quel grande fiorito palazzo avrebbe segnato per me, come una pietra miliare, l’inizio della mia passione per lo studio, che ha dato scopo e colore a tutta la mia vita. Qui trovai la mia strada, incominciai la mia vita.

Fedora Servetti Donati, Le scuole comunali di Budrio e la loro origine. Ricordi di un’antica scolara,1999.

L’emozione di Fedora quella mattina dell’ottobre 1918 in cui cominciò la scuola elementare e il suo entusiasmo per quel mondo nuovo continuò per tutti gli anni scolastici, che compresero anche la sesta, la settima e l’ottava classe, aggiunte in quegli anni al quinquennio, in cui poté sperimentare anche insegnamenti nuovi, come il francese e il disegno, sotto la guida di Graziella Pescatori.

Fu una scuola veramente formativa, grazie alle capacità delle maestre, da lei sempre ricordate con riconoscenza. Per Fedora fu un’esperienza esaltante, ricca di opportunità, soprattutto per una bambina povera, come la gita a Ravenna, con la visione degli splendidi mosaici e, per la prima volta, del mare, o la lezione nella sua classe di Augusto Majani, professore all’Accademia di Belle Arti di Bologna, pittore e caricaturista già noto. Lezione particolare, animata dalla proiezione di diapositive, che lasciò un’impronta forte negli studenti budriesi. Fedora, in particolare, apprezzò quella capacità di comunicare un sapere vivo, che metterà poi alla base del suo lavoro di insegnante: “Imparavamo divertendoci” – scriverà 60 anni dopo. 

E quando incominciò finalmente a insegnare, mise a frutto la passione maturata per quella lingua italiana che aveva appreso solo a scuola, per quei poeti, delle cui liriche aveva riempito quaderni, ricopiandole e imparandole a memoria, perché non aveva la possibilità economica di comprare altri libri oltre a quelli scolastici. 

Soprattutto cercò di condividerla e trasmetterla ai suoi studenti, sperimentando metodi nuovi, con lavori moderni, ispirati a una didattica che metteva al centro l’alunno, coniugando l’apprendimento con gli interessi dei ragazzi, senza tuttavia rinunciare al rigore e anche, quando ci voleva, alla severità. Tante le testimonianze di ex alunni, conservate, che sottolineano “la passione con cui svolgeva il suo ruolo di docente, accettando ciò che ognuno poteva dare, ma non arrendendosi mai a richiedere sempre di più da ognuno” e la sua disponibilità sempre, anche terminate le scuole. Fino alla dedica che nel 2002, nel novantesimo compleanno di Fedora, gli “antichi” studenti della III E del San Domenico del 1961-62, a quarant’anni di distanza, apposero al suo ultimo libro, È Budrio un buon Castel del Bolognese: “Ciascuno di noi, nel suo percorso educativo, ha incontrato molti professori. Di pochissimi è rimasto forte il ricordo. Pochi hanno lasciato il segno. La professoressa Fedora Servetti Donati è fra questi”. Il 23 giugno 2002, al Teatro Consorziale di Budrio, alla presentazione del volume, tutta la classe rispose all’appello, fatto, come un tempo a scuola, dall’ex studente Alberto Ponzellini, editore del libro. 

A queste testimonianze di ex alunni si aggiungono anche i biglietti di ringraziamento di tanti genitori, come, per citare solo quello che la stupì di più, una “lettera al direttore” pubblicata, nel giugno 1965, sul settimanale “Epoca”, che le valse le congratulazioni del Provveditore agli studi.

Le caratteristiche prime dell’insegnante ritornano nel suo lavoro di storica: la necessità di condividere le sue ricerche, di renderle accessibili a tutti con uno stile piano, il rigore e l’amore per il suo paese. 

Ciò che, da ragazzo, mi colpiva in lei era il suo calore, l’umanità benevola, la passione e il piacere che metteva nell’insegnare, la sensibilità e il rifiuto di mortificare l’allievo scadente o poco capace. Lei è stata per me una presenza buona, mi ha capito e mi ha fatto del bene.
Stefano Selleri

Devo a lei l’amore per la lettura che ancora mi accompagna e mi arricchisce. Io ho poi intrapreso la carriera di insegnante nella scuola primaria e sono certa che la mia scelta di occuparmi di queste discipline derivi anche da ciò che lei ha saputo trasmettermi: profondo interesse e grande entusiasmo.
Patrizia Soverini

Ho continuato a rivolgermi a lei nei miei anni di insegnamento, chiedendo consiglio sul mio lavoro e cercando di trasmettere ai miei alunni quanto avevo da lei imparato, non solo nozioni, ma soprattutto il rispetto, la non aggressività, l’umiltà del sapere.
Paola Rambaldi

A Bologna tutti sanno che la ‘San Domenico’ è un’ottima scuola, con bravi e coscienziosi insegnanti, ma io vorrei poterlo dire pubblicamente, e credo di interpretare il pensiero di molte mamme segnalando la professoressa di lettere Fedora Servetti, che per tre anni ha seguito i suoi allievi con un insegnamento fluido, piacevole, intelligente, interessandoli allo studio senza gravarli mai, con larghezza di vedute, elasticità, giustizia, facendo della classe una famiglia, mettendo i ragazzi a loro agio, capendoli, interessandosi ai loro problemi, in una parola dando tutto di se stessa.

Lettera firmata pubblicata su “Epoca”, 20 giugno 1965

La storia della scuola budriese e dell'edificio liberty

Alla scuola budriese Fedora ha dedicato ricerche e studi, rintracciandone l’antica origine, molto particolare, perché non fu creata per volontà della Chiesa, dalla Parrocchia, come quasi tutte le scuole del territorio bolognese, ma per deliberazione delle Comunità di Budrio Dentro (centro) e di Budrio Fuori (quartieri della campagna) che nel 1556 decisero di nominare e retribuire un maestro. 

Così Budrio ebbe la sua scuola: pubblica, comunale e semigratuita. Gli studenti pagavano una piccola quota e quattro posti erano gratuiti per ragazzi poveri: nell’Ottocento fra essi vi fu Quirico Filopanti e nel Novecento anche Fedora. 

Si imparava a “leggere, scrivere e far di conto”, ma anche latino. Era aperta solo ai maschi; bisognerà attendere il 1861, l’Unità d’Italia, perché siano ammesse anche le femmine. Per il Comune la scuola fu spesso una priorità: a ciò si deve l’impegno delle prime amministrazioni socialiste a costruire una nuova, grande scuola che rendesse possibile il diritto allo studio sancito dalle nuove leggi del Regno d’Italia. Fino al raggiungimento dell’obiettivo nel 1903, anno di inizio dei lavori di costruzione della scuola, che non solo sarà fra le più moderne della provincia, ma anche uno degli edifici Liberty più belli, sia nell’architettura che nei due ordini di fregi decorativi, – fiori e frutti di melograno e ninfee su uno specchio d’acqua – disegnati da Alfredo Tartarini, ornatista bolognese e realizzati, tra il 1905 e il 1908, dal pittore Achille Casanova con l’aiuto dell’ornatista budriese Oreste Dal Buono. La scuola, che aveva resistito a due guerre mondiali, alla fine degli anni Novanta risultava bisognosa di un urgente restauro soprattutto nei fregi. Nel 1996 si costituì un “Comitato per il restauro del fregio liberty”, che organizzò la mostra fotografica “Immagini di scuola”, che portò una buona raccolta di fondi. In seguito l’Assessore alla Cultura riuscì a inserire l’intervento nel Programma “Raffaello” della Commissione Europea, Progetto Freu, ottenendo i fondi necessari. Così il 9 ottobre 1998, dopo varie manifestazioni, fra cui anche un seminario  con i partner del progetto, le città di Gyula (Ungheria) e Yecla (Spagna), il fregio restaurato, insieme alla cancellata e all’antica campanella, fu inaugurato. “Grande soddisfazione e la bella sensazione di sentirsi europei!” scriveva allora Fedora che per tale progetto aveva lavorato con entusiasmo.

Il 28 maggio 2005 la scuola venne intitolata a lei con questa motivazione: “Fedora Servetti Donati, alunna illustre della scuola elementare di Budrio, è stata e rimarrà sempre, attraverso il suo insegnamento e i suoi numerosi scritti, un esempio di amore profondo per lo studio e la conoscenza del patrimonio storico, culturale e ambientale di questa terra e delle donne e degli uomini che la abitano”.

Dal “Ginnasio Filopanti” alla “Scuola media statale Quirico Filopanti”

Fra le carte antiche raccolte da Fedora Servetti Donati, ve ne è una particolare: un volantino stampato in carta sottilissima, che riporta questi versi scherzosi, a firma Nasíca (lo pseudonimo di Augusto Majani), sotto il titolo:

“Al Ginási Filopanti” – Budrio, Carnevale 1929:

Siam scolari anche lattanti
del Ginnasio Filopanti;
è ciascun di noi propenso,
benché tanto piccolino,
a studiare anche il latino.

Ma uno studio assai più intenso
noi mettiam quando assorbiamo
il LATTIN del biberone
che, a dir vero, preferiamo
al Latin di Cicerone…


Budrio, 1929: Volantino con le strofe a firma Nasíca (Augusto Majani)

Fedora racconta che a quell’avventura partecipò di persona e che il volantino riportava i versi di un cartello posto su un carro carnevalesco, ideato, come molti altri, da Augusto Majani, sempre pronto a offrire generosamente la sua operosa creatività ai Budriesi:

“Ricordo quel carnevale in modo particolare, poiché anche noi, studenti del locale “Ginnasio Filopanti”, avevamo partecipato al Corso Mascherato con un carro, ovviamente in sintonia con i nostri studi: un carro che, a nostro parere, era bellissimo. Rappresentava una vasta sala i cui lati erano costruiti con vocabolari di italiano, latino, greco, tedesco e francese (materie dei nostri studi); al centro un enorme biberon portava il nome del contenuto: LATTE DI SCIENZA, mentre un cartello indicava tutta la costruzione come “Al Ginási Filopanti”, spiegando chi erano gli occupanti del carro: noi studenti, mascherati da “lattanti”, con bianchi camiciotti, tovaglioloni al collo e biberon in mano. Ci divertimmo in modo superlativo. I numerosissimi anni trascorsi non sono riusciti ad attenuarne la felice memoria” (Fedora Servetti Donati, Nonno Nasìca. Ricordi di un’antica scolara in: A. Molinari Pradelli,G. Roversi, A. Storelli (a cura di), Augusto Majani Nasìca 1867-1959. Pittore, illustratore e uomo di spirito, Panini ed., Budrio, 2002.


Budrio, 1929: Carro mascherato disegnato da Augusto Majani  per il Carnevale di Budrio: “Al Ginási Filopanti”.  (Proprietà eredi Vera Nanni)

Il “Ginnasio Filopanti” fu molto importante per tanti ragazzi budriesi, in particolare per mia madre che l’ha sempre ricordato con gratitudine e in Budrio casa nostra (3^ ed. 1993) ne ha ricostruito la storia. Sorse nel 1925 per volontà di “un gruppo di professionisti, commercianti e cittadini agiati budriesi, coordinati dal dott. Giuseppe Gnudi, farmacista, perché i loro figli non dovessero affrontare il disagio dell’avanti-indietro in treno a Bologna e la conseguente dispersione di tempo”.

Collaborò al progetto Corinna Testi Pescatori, da sempre impegnata nella vita culturale budriese: era stata la prima direttrice dell’Asilo Infantile, organizzatrice di una “università  popolare” in biblioteca, fondatrice poi di una “Scuola serale di disegno applicato alle arti” per lavoratori e lavoratrici, gratuita, e negli anni Venti segretaria al Liceo classico Galvani di Bologna. Fu lei a consigliare e trovare i professori per il ginnasio budriese e ad agevolare la presentazione degli studenti agli esami di ammissione, come privatisti, al Galvani. Il biennio ginnasiale budriese era una scuola “parentale”, a pagamento, ma – scrive Fedora – “come già nei secoli passati nella Scuola delle Comunità (nata nel 1556), anche in questa furono generosamente e gratuitamente accolti, per segnalazione di Corinna Testi Pescatori, tre giovinetti budriesi che avevano dimostrato viva attitudine agli studi, ma non avevano i mezzi per continuarli. Ero io pure di quei tre, tutti lodevolmente laureati: Maria Pia Bovoli, in chimica-farmacia, barbaramente uccisa dai Tedeschi nel 1945; Pierino Federici, avvocato, morto nel 1964, ed io, laureata in lettere classiche e già insegnante, ancora qui a ricordare, con gratitudine, quell’iniziale dono grandissimo che mi permise gli amati studi“. Le lezioni si tenevano in casa del dott. Zagari, fra i fondatori della scuola, il cui figlio Nerino, per motivi disciplinari, era stato allontanato per 3 anni da tutte le scuole del Regno d’Italia. Fra grandi e piccoli formavano un bel gruppo: Fedora aveva lì amici cari, che tali rimasero per tutta la vita, come le sorelle Gnudi, in particolare Bisa, Mino Sarti, Pierino Federici, Clara Messedaglia e molti altri, le cui firme appaiono dietro le “foto di classe” conservate, insieme al nome di professori sempre ricordati: Antonio Duc (italiano, Greco e latino); Arrigo Bullini (matematica, fisica e scienze), Patrizio Patrizi (storia dell’arte).


Budrio, Anno scolastico1928-29: foto di classe del “Ginnasio Filopanti”. Fedora è la seconda da sinistra, in seconda fila. La prima, vicina a lei è Raffalella Gnudi, mentre l’altra sorella Gnudi, Bisa, amica di una vita, è la penultima in fondo alla fila a destra. (Foto Archivio Franco Zagari)

Fedora vi frequentò non solo la IV e la V ginnasio, ma anche la prima Liceo, presentandosi come privatista al Galvani per l’ammissione alla II Liceo. Venne rimandata con zero in scienze, che aveva preparato da sola e da sola recuperò a settembre. Al Galvani in II e III (1930-31  e 1931-32) si distinse per gli ottimi voti, ottenendo il Premio Carducci, il più importante riconoscimento della scuola.


Budrio, Anno scolastico1928-29: lezione di ginnastica. Fedora è la quarta da destra in prima fila.(Proprietà Lorenza Servetti)

Quando, nel 1995, il Comune la insignì del Premio “Città di Budrio”, nel ringraziamento volle di nuovo sottolineare l’importanza che per lei aveva avuto essere accolta gratuitamente al “Ginnasio Filopanti”.

Nel 1932-33 la scuola venne presa in carico da Camilla Partengo, docente di matematica nell’istituto privato “Ars et Labor” di Bologna, che ne divenne preside e proprietaria. Ebbe sede presso la sua abitazione in Via Pieve, nel tratto poi intitolato a lei: l’attuale Via Partengo. Con la riforma Bottai del 1940 il Ginnasio Inferiore diventò “Scuola media”: così anche quello budriese, privato, per cui la professoressa Partengo ottenne la parificazione. Continuò la sua opera, pur se in maniera saltuaria, anche durante il secondo conflitto mondiale. Nel 1957, per raggiunti limiti di età e motivi finanziari, la professoressa Partengo vendette la scuola  al Comune di Budrio, la cui Amministrazione già dal 1955 si poneva l’obiettivo di  “dare a Budrio una scuola media Statale, considerandolo un impegno e una battaglia prioritaria”. L’acquisizione della scuola media dalla Partengo fu il primo passo e la “Scuola media comunale”, gratuita, fu collocata nell’odierna sede dei vigili urbani. Intanto nel 1959 l’istanza avviata per il passaggio allo Stato era a buon punto, tanto che nell’ottobre dello stesso anno si deliberò la costruzione di un nuovo edificio scolastico.


Primo progetto Scuola media Budrio, 1955

Nel 1960 la scuola media divenne statale e a fine anno il Comune acquistò il terreno necessario alla nuova struttura. Mentre il progetto edilizio seguiva il suo  iter, nel 1963 le nuove norme ministeriali decretarono l’istituzione della “Scuola media unica”, che inglobava anche il “Corso di Avviamento professionale” da tempo in funzione. Si imponeva  così l’esigenza di una modifica al progetto dell’edificio budriese, già approvato, e nuove spese. Solo nel 1966, finalmente, l’anno scolastico iniziò nel nuovo edificio: la “Scuola media statale” rimase tuttavia senza nome.

Si dovrà aspettare il 1995 per un’intitolazione ufficiale a Quirico Filopanti, richiesta, anche a nome del Comitato per le onoranze del 1° centenario della morte, proprio da Fedora, che nel discorso inaugurale così motivava  la proposta:

Non è soltanto un doveroso tributo d’onore a questo nostro concittadino, che fu uomo di eccezionale grandezza morale, oltre che patriota, scienziato, filosofo e storico, ma è nello stesso tempo il mezzo migliore di trasmetterne la memoria nel futuro attraverso i giovani studenti che frequentano e frequenteranno questa scuola”.